L'UE ha inserito il nucleare e il gas naturale tra le fonti green della tassonomia europea. Tale decisione ha spaccato l’Europa tra favorevoli, contrari e svariati interessi in gioco. Per molti si tratta non solo di un passo indietro, ma di un vero e proprio schiaffo al Green Deal Europeo, comportando un rischio per i progressi e gli obiettivi climatici al 2030 e 2050. Possiamo davvero considerarla una decisione sbagliata e controproducente?

Le ragioni di critica alla scelta UE sono molteplici e sono collegate alla valutazione dell’impatto complessivo generato dall’utilizzo dell’energia nucleare e di quella derivante da gas fossile.

L’energia nucleare ha costi ambientali enormi, fra cui:

  • roblema dello smaltimento delle scorie (ad oggi irrisolto);
  • effettiva sicurezza delle centrali (oltre agli incidenti del passato, ci sono minacce e pericoli quanto mai attuali, come abbiamo purtroppo potuto verificare in questi giorni);
  • tempistiche ed emissioni legate alla costruzione delle nuove centrali (per realizzare nuove centrali di terza e quarta generazione servono tempi che vanno dai 15 e ai 20 anni e la crisi climatica ci dice chiaramente che il tempo per intervenire è poco; a questo si aggiungono i costi ambientali ed economici legati alla loro realizzazione);
  • costo di decomissioning degli impianti (anche lo smantellamento delle centrali comporta costi altrettanto alti).

 

Fra questi problemi, quello più critico e più condiviso è quello della generazione delle scorie radioattive. Si tratta di un punto a cui oggi non si è trovata una soluzione per il reale smaltimento. 

L’altra questione critica è quella della sicurezza. La storia passata (Chernobyl), quella recente (terremoto di Fukushima) e purtroppo anche recentissima (la guerra in Ucraina in cui è stata coinvolta la centrale di Zaporizhzhia), ci mostra come tuttora i siti delle centrali nucleari possano essere un reale pericolo sia per l’umanità che per l’ambiente.

Secondo molti esperti, il nucleare attualmente a nostra disposizione non può considerarsi pertanto una tecnologia sulla quale scommettere, né tantomeno una soluzione da perseguire per via del rapporto non equilibrato tra rischi-benefici.

Il gas fossile, dal canto suo, è un grande protagonista della transizione energetica, ma non può a sua volta essere considerato green in quanto responsabile di emissioni di gas serra. Incoraggiare investimenti nel gas fossile, etichettandolo come verde, rischia di aumentare notevolmente il suo uso, quindi il suo impatto climatico.

Al riguardo, un altro elemento critico è quello di inviare un segnale sbagliato agli investitori. Un segnale che potrebbe rallentare notevolmente la transizione energetica verso le fonti rinnovabili e quindi ritardare i progressi dell’UE sugli obiettivi climatici. Werner Hoyer, il presidente della Banca europea per gli investimenti, aveva espresso chiare perplessità su tale scelta, che potrebbe appunto confondere gli investitori e il mercato.

Fonti: 
- La questione nucleare divide l'Europa: tutti i numeri in gioco (La Repubblica)
- Attacco russo, sfiorata nuova Chernobyl (ANSA)
 Lotta alle emissioni: Ecco perché le energie rinnovabili battono il nucleare (Rinnovabili.it)

Energie da fonti rinnovabili: cosa sono e in cosa si differenziano da quelle fossili?

Le fonti energetiche rinnovabili sono:

  • solare (energia da irraggiamento solare);
  • eolica (energia dal vento);
  • aerotermica (calore nell'aria);
  • geotermica (calore dalla terra);
  • idrotermica (il calore presente nell'acqua naturali, come laghi, fiumi, falde acquifere);
  • ​​​idroelettrica o idraulica (energia dal moto dell’acqua);
    fra cui quella mareomotrice (energia generata dalle maree) e cinetica dal moto ondoso (delle onde);
  • biomassa (da materiale di origine organico-vegetale);
  • biogas, gas di discarica, residuati dai processi di depurazione.

L’impiego di energia rinnovabile permette di ridurre le emissioni derivanti dalla produzione e dal consumo di energia, nonché favorire una maggiore indipendenza dell’Unione europea dalle importazioni di fonti fossili.

Per energia verde si intende anche la fornitura di energia elettrica certificata dal GSE (Gestore Servizi Energetici) attraverso le Garanzie di Origine, le quali attestano l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate dagli impianti qualificati IGO. 

Nel caso delle fonti rinnovabili ci sono vari gradi di sostenibilità, alcune sono considerate più “verdi” e più pulite di altre. 

Ad ogni modo, a differenza delle fonti fossili, le fonti sopracitate sono definite rinnovabili perchè si tratta di fonti energetiche non soggette ad esaurimento. Esse vengono infatti naturalmente reintegrate in una scala temporale umana tramite: 

  • processi fisici, come nel caso della luce solare, del vento, del ciclo dell'acqua, delle maree, delle onde e del calore geotermico
  • processi chimici, come per la biomassa.
 

Le fonti fossili (come il petrolio, gas naturale, carbone) rappresentano la principale causa del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. 

Si tratta di fonti energetiche da sostituire urgentemente per poter raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e lotta alla crisi climatica prefissati sia dall’UE (Green deal) che a livello mondiale (Agenda 2030 ONU).

Per tale motivo vi è la necessità di abbandonare questo tipo di fonti (comunque in esaurimento) e privilegiare fonti energetiche rinnovabili (inesauribili), allo scopo di raggiungere una graduale, ma al tempo stesso urgente, decarbonizzazione.

Nell'ultimo rapporto dell’IPCC (International Panel on Climate Change) si evidenzia:

  • l’urgenza di abbattere le emissioni;
  • intervenire per rafforzare la resilienza ai rischi climatici;
  • accelerare le azioni e gli sforzi di adattamento agli scenari previsti.

Il documento mostra come il ritmo, la portata e i danni degli impatti climatici stanno velocemente accelerando, causando situazioni devastanti che superano le azioni messe in atto per contrastarle.

 
 
 
 

Gas e nucleare "green": la proposta della Commissione UE divide l'Europa

La Commissione europea ha deciso di inserire gas fossile ed energia nucleare nella lista degli investimenti classificabili come «sostenibili». 

I Paesi che si sono opposti all'inserimento del gas e del nucleare nella tassonomia sono stati diversi e per questo motivo è stato necessario procedere con una votazione (che di fatto non è la prassi automatica). Altri si sono astenuti, mentre altri ancora erano favorevoli. Alcuni dei Paesi si sono mostrati favorevoli perché spinti dagli interessi per il nucleare (come la Francia), ma la maggiorparte sono stati guidati principalmente dagli interessi sul gas. Bloccare l’energia nucleare avrebbe significato, in questo caso, fermare anche i progetti riguardanti il gas.

La Commissione UE si è dunque di fatto spaccata sulla questione della tassonomia. 

Timmermans, il vicepresidente della Commissione con delega al Green Deal, non si è presentato in conferenza stampa e intanto la Germania (che sta dismettendo tutte le sue centrali nucleari in un’ottica di politica green) ha sottolineato e ribadito la sua contrarietà all'inserimento del nucleare come fonte verde. 

Oltre ai pareri contrari dei diversi Paesi membri, vi sono stati altri pareri dubbiosi e che si sono opposti all’inserimento del gas e del nucleare nella tassonomia green. Fra questi si evidenziano:

i forti dubbi dello SCHEER (il “Comitato scientifico sulla salute, ambiente e rischi emergenti” a cui l’UE si è rivolta per valutare l’introduzione o meno dell’energia nucleare nella tassonomia green);

- la bocciatura da parte dei tecnici del TEG (Technical Expert Group on Sustainable Finance - gruppo di 35 esperti in materia di finanza sostenibile, costituito dalla Commissione europea) i quali hanno stabilito che inserire il nucleare nella tassonomia è da evitare per molteplici aspetti, e in particolare perchè il trattamento delle scorie radioattive non soddisfa il principio Do No Significant Harm -DNSH);

-  la contrarietà della Piattaforma per la Finanza Sostenibile (la quale si è dichiarata "profondamente preoccupata dagli impatti ambientali che ne potrebbero derivare").

Alla fine il testo è stato comunque approvato: la Commissione ha inserito gas e nucleare in tassonomia verde. 

Fonti: 

 

Cos’è la Tassonomia UE e perché potrebbe cambiare l'economia e la finanza globali

La tassonomia europea è di fatto una lista in cui vengono classificati gli investimenti ritenuti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale.

La scelta di inserire in questa tassonomia il gas naturale e il nucleare come fonti sostenibili ha pertanto fatto molto discutere e, come dicevamo, ha diviso l'UE.  La Piattaforma sulla Finanza Sostenibile (Platform on Sustainable Finance) - un gruppo di esperti costituito dalla Commissione stessa per analizzare il tema - ha pubblicato un rapporto in cui illustra che tali attività «non sono in linea con il regolamento sulla tassonomia» e che molti dei membri della PSF sono «profondamente preoccupati per gli impatti ambientali».

L'obiettivo del Green Deal Europeo è quello di creare una società a impatto climatico zero entro il 2050.

Questa sfida necessita per l'UE non solo di fondi pubblici (come quelli del Next Generation EU), ma anche di fondi privati (e ora la Commissione ha ritenuto che gli investimenti privati nel settore del nucleare e del gas possano servire alla transizione energetica).

La tassonomia serve a questo: spingere gli investitori a investire nel green attraverso la promozione di una finanza sostenibile e funzionale al miglioramento della crisi climatica, di fatto indicando loro cosa è “verde” e cosa no.

Fonti:
 Response to the Complementary Delegated Act (EU Platform on Sustainable Finance)
 Le nuove regole Ue sulla Tassonomia e gli aiuti di Stato (Il Sole 24 ore)
 EU taxonomy: Commission presents Complementary Climate Delegated Act to accelerate decarbonisation (European Commission)
- Green Deal Europeo (Commissione Europea)